Sviluppatori: le App sono più sicure, ma sottoposte a severe direttive

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Se si confronta l’App Store con l’Androide Market di Google, Apple è in vantaggio per quanto riguarda la sicurezza. Nel suo Store hanno accesso solo software qualitativi.

I pericolosi programmi spia non possono dunque propagarsi tramite i dispositivi Apple con la stessa velocità con cui ciò avviene, per esempio, su quello Android. Per questi ultimi esisteva addirittura un software maligno di online banking che sottraeva i dati degli utenti.

La sicurezza di un mondo chiuso presenta però due svantaggi.

Primo: ci sono meccanismi di controllo mal definiti. I programmatori possono sperare che Apple accetti la loro applicazione nello Store, ma quest’ultima non fornisce chiari criteri di ammissione, dunque un’App può essere rifiutata senza motivo oppure esclusa in un secondo momento.

Il secondo svantaggio: gli editori devono rinunciare ad un pò della loro libertà di opinione; un’App può infatti essere cancellata se i suoi contenuti non corrispondono ai criteri morali di Apple. Nel Novembre 2009, per esempio, è stata tolta dallo Store l’applicazione della rivista tedesca Stern. Il motivo? Troppa pelle in vista.

La via d’uscita più logica per gli sviluppatori, seppure piena di ostacoli, è la rinuncia alla piattaforma di distribuzione dell’Apple Store e il ricorso ai consueti strumenti web. Anche con questi infatti è possibile realizzare App, come dimostra Jonathan Stark nel suo libro ” Sviluppare applicazioni per iPhone”.

Steve Jobs dovrebbe esserne entusiasta: in fondo lui preferisce gli standard internet aperti. Forse sarà proprio la restrittiva politica Apple a far sì che gli sviluppatori non programmino più solo per iPhone, ma assicurino di nuovo un internet “aperto”, mettendo i contenuti a disposizione di tutte le piattaforme.

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