Twitter cancella i tweet illegali ma lascia una traccia

In uno sforzo per aumentare la trasparenza con la sua grandissima utenza, Twitter no cancellerà più i tweet che hanno ricevuto delle lamentele a causa di violazioni di copyright. Invece, Twitter si limiterà a sostituire il contenuto del tweet con un messaggio preimpostato che spiega le ragioni dell’oscuramento.

Apple paga il nome di iAd

CNET riporta che Apple avrebbe risolto una causa legale per il termine iAd, pagando 1 milione di dollari alla compagnia precedentemente proprietaria del nome. La notizia arriva grazie alla Consor Intellectual Asset Management, una associazione che si occupa di far valere il diritto d’autore per le aziende, e che si vanta di avere giocato una parte importante nel raggiungimento dell’accordo.

Diciannovenne di Long Island chiede 1 milione di dollari ad Apple

Una diciannovenne istruttrice di yoga e modella di Long Island sta facendo causa ad Apple e a Samba Studios, sviluppatore dell’imperidibile app eXtreme Cam Girls. L’app, che è stata rimossa da App Store, riportava l’immagine scattata allo specchio di una (allora sedicenne) Rebecca Battino in costume da bagno.

Eminem, iTunes e il guadagno di un artista

Come tutti sappiamo Eminem è il rapper bianco più duro che c’è. La sua canzone “Not Afraid” è finita al centro di una questione riguardo le Royalities e la vendita digitale su iTunes.

Ancora NDA per iPhone SDK, quanto potrà durare?

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Ormai da Giugno 2008 tutti aspettano che Apple sollevi gli sviluppatori iPhone da un odioso non-disclosure agreement, per l’appunto NDA.

NDA viene sottoscritto fra gli sviluppatori ed Apple e vincola i primi a non diffondere, in alcun modo, tutta una serie specifica di informazione che sono destinate a restare nei forum privati di Apple.

Il dibattito è ormai una vecchia storia. Apple ha in parte infranto i sogni dei sostenitori dell’opensource più fondamentalisti, portando avanti una battaglia contro il monopolio Microsoft a suon di copyright e brevetti. Non da ultimo il modello di sviluppo di Apple che mortifica la libera circolazione delle informazioni e la scelta dell’utente per quel che riguarda le applicazioni presenti su App Store.

AppVault Pro Rimossa da App Store

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AppVault Pro è statata rimossa da App Store per opera di Apple, su richiesta di AllAboutApps, produttrice di AppBox Pro. Gli sviluppatori infatti ritengono che AppVault Pro infrangesse i loro copyright e si sono rivolti ad Apple che, senza comunicazione alcuna alla controparte, ha rimosso l’applicazione la notte scorsa.

[U] Con iRwego saremmo potuti diventare Mario, a pagamento.

Il video che vedete qui sopra non riguarda una nuova App rilasciata da Nintendo per iPhone, anche se potrebbe lasciarlo supporre.

In realtà è “lavoro” di Jerome Alves che ha deciso, in barba al copyright, di campionare 8 suoni presenti in Super Mario e sviluppare un applicazione, chiamata iRwego!,  totalmente inutile: premendo determinate zone sullo schermo, o saltando, questi si attivano. Tutto qui.

Apple & iPhone: il copyright per difendere il proprio mercato?

Apple_lockVi ricordate di George Hotz? Quel ragazzino che, a 17 anni, mentre i suoi coetanei spendevano ore davanti ai videogiochi, aveva in mente solo di imparare i segreti dell’iPhone e diffonderli prima che Jobs potesse fermarlo?

Ormai 20enne, continua ad incarnare il mito di Davide che sfida il gigante Golia: giusto poco tempo fa infatti, Hotz ha dato l’ennesima “mazzata” davvero niente male alla casa di Jobs, rilasciando blackra1n, un software che permette di sbloccare lo smartphone più famoso del mondo in meno di due minuti.

Sin qui George ha vinto. In tutto il mondo ci sono milioni di iPhoner che usano con soddisfazione la sua applicazione mentre Apple non può che stare a guardare  promettendo crociate a colpi di azioni legali contro di lui ed i suoi sempre più numerosi seguaci in nome del solito Digital Millennium Copyright Act.

Guido Scorza, avvocato, Dottore di ricerca in informatica giuridica e diritto delle nuove tecnologie e docente presso il Master di diritto delle nuove tecnologie della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna, presidente dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione, ritiene che questo tipo di mossa da parte di Apple si possa rivelare un passo falso. Ecco la sua tesi.