L’investigatore dell’incubo chiamato Foxconn

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fabbrica incubo Cover

E’ difficile per noi occidentali capire su quali meccanismi si regga il fragile equilibrio sociale della brillante economia cinese.

Ho visto in TV immagini di fabbriche dalle dimensioni apocalittiche dove centinaia di migliaia di operai, tutti dotati di elmetto, facevano esercizi ginnici collettivi prima di iniziare il turno ed ho letto delle scelte d’avanguardia fatte per costruire il  casinò “Venetian” di Macao, costato 1,8 miliardi di euro e già diventato il più ricco centro mondiale dedicato al gioco d’azzardo.

Ma le mie speranze per una nazione più moderna e conseguentemente più rispettosa dei diritti umani si infrangono sulle notizie riportate spesso dal nostro blog a proposito di Foxconn e dei suoi maledetti suicidi.

Il quotidiano cinese Southern Weekly ha sempre mostrato particolare sensibilità nei confronti di questa drammatica storia. L’ultimo atto pubblicato in proposito riguarda il reportage di un loro inviato che, fattosi assumere come dipendente (non e’ difficile in un’azienda che ne conta 400mila), ha raccontato sulle colonne del giornale la vita infernale della fabbrica di tutti i nostri iPad, iPod e  iPhone.

28 giorni di delirio per una paga di 900 Chinese Yuan (circa 100 Euro) con il legalissimo obbligo di firmare una dichiarazione che permette alla Foxconn di non rispettare le leggi cinesi sull’orario di lavoro e l’autorizza quindi a chiedere un numero illimitato di ore di straordinario senza alcuna paga aggiuntiva.

Sembra che Apple abbia chiesto ufficialmente alla Foxconn di far diminuire il numero di suicidi.

Loro hanno assunto degli psicologi, spero non subiscano lo stesso trattamento.

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