API riservate, Apple dà un giro di vite?

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Dopo qualche mese di silenzio (già nel dicembre scorso John Gruber sollevò l’argomento), il popolo della mela è nuovamente in subbuglio: si vocifera che Apple stia insistentemente rifiutando tutte le applicazioni che facciano chiamate ad API considerate riservate.

Per i non addetti ai lavori, le API (Application Programming Interface) sono quelle interfacce che un programma utilizza per interagire con altri software. Non esiste una reale differenza tecnica tra API pubbliche e riservate, si tratta piuttosto di una distinzione “sociale”: le prime sono rese ufficialmente utilizzabili e corredate della documentazione relativa perchè considerate sicure e ben testate, le altre – ugualmente accessibili –  vengono invece segretate.

Il re di Daring Fireball, durante una chiacchierata su Twitter, fa sapere che Apple sta effettivamente analizzando le nuove applicazioni proposte con un tool in grado di identificare tutte le chiamate che riguardino API riservate. Aggiunge, Gruber, di non conoscere il perché di tale accanimento ma di essere sicuro si tratti di una cosa seria.

Sono molte le applicazioni già disponibili che utilizzano proprio le API in oggetto, un esempio illustre è Google Mobile Application. Per questo siamo ansiosi di saperne di più.

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